L’ultimo giorno d’estate

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Oggi qui è l’ultimo giorno d’estate.  E’ stato il settembre più caldo di sempre, qui in Olanda: trenta gradi e praticamente niente pioggia per quasi venti giorni, un record. Da domani, ma forse anche da stasera, pioverà e le temperature scenderanno di una quindicina di gradi e tutti torneremo a bestemmiare l’Onnipotente quando i temporali ci coglieranno nel pieno delle nostre attività quotidiane. I miei studenti, i miei compagni di classe, più o meno tutti lo sanno: da una settimana tutti sanno che oggi sarà l’ultimo giorno d’estate, poi basta.
E quindi oggi c’è questa aria un po’ da fine del mondo, da ultima notte del soldato, quelle cose lì. Noi viviamo sopra il parchetto del quartiere, mentre scrivo i ragazzini stanno ancora giocando a calcio. Il sole sta tramontando proprio ora, e tutti sappiamo che da domani sarà tutta un’altra storia e lo sarà per un bel po’.
Comunque va be’dai, un po’ era ora. Quando arriva aprile mi chiedo sempre come ho fatto a sopravvivere all’inverno, me lo chiedo sul serio e me lo chiedo tutti gli anni. Ma settembre, che di fatto è l’inizio di quella cosa lì che mi stupisco ogni volta di sgavagnare, è il mio mese preferito. Anche se mi fa diventare triste, anche se ci sono stati dei settembre tristissimi e spalancati sul baratro dell’incertezza, è stata sempre la porta di anni di cambiamento che averceli.
Ho un nuovo pensatore di riferimento da circa un mese, si tratta di Donald Draper (Anal Raper, nel lessico familiare mio e di mio marito). In una puntata della sesta stagione Don cerca di portarsi a casa un cliente importante e gli spiega più o meno la strategia e a un certo punto dice “Noi vendiamo felicità. Sai cos’è la felicità? E’ il momento subito prima di quando desideri altra felicità”. Banale, forse. Ma non avrei saputo dirlo meglio.
Settembre è quel momento lì: altra felicità, per favore, possibilmente subito. Altre cose da fare, da rincorrere, da mettere dentro quest’anno. Altre cose da desiderare fortissimo.

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L’odore dell’anno che comincia, per me, è quello dei cuscini del letto lasciati chiusi in una stanza per qualche settimana. Non so, fanno un odore diverso che è esattamente l’odore di settembre.
Dopo diversi anni, questo è il mio primo anno con stacco lungo di mare e sole e poi ritorno nel posto in cui si trascorrerà l’inverno: ben tre settimane. Non succedeva dal 2009.
Quindi ora ci sono queste belle due settimane di vuoto prima che la scuola cominci (e non per modo di dire: questa volta è veramente scuola, cioè…non saprei proprio come altro chiamarla) in cui posso intervallare momenti di euforia, ansie anticipatorie, scoramentorama.
Comunque ecco le cose che bisogna assolutamente fare da qui a luglio. Intendo quelle già programmate, non i buoni propositi: intendo quelle che se non le faccio muoio io o ammazzo qualcuno.

Cambiare casa, lasciare Zaandam per la civiltà.
Se sei cresciuto a Rovigo o a Valguarnera Caropepe o a Parabiago, forse Zaandam non è una cattiva idea, magari sopravviverai. Io però sono abituata a non dover prendere il treno tipo per andare al cinema a vedere un film decente, o per raggiungere qualunque altro luogo non abitato da gente che si accoppia tra cugini e che ne porta chiaramente i segni: è un privilegio per il quale lavoro un numero imprecisato di ore a settimana, per il quale ho mosso il mio nobile e ancora sodissimo culo con grande spargimento di lacrime e tiramenti del suddetto nobile e sodissimo, e che vorrei riprendermi.
Possibilmente prima di ricorrere allo zoloft, cosa che sento sta per arrivare.

Accedere al corso di olandese organizzato dal Comune (di Zaandam, per il momento) per vedere se almeno il gruppo – benché probabilmente condotto con la tipica incompetenza duccia nella didattica delle lingue al grido di woordenlijst – riesce a sbloccare la mia produzione orale. Cosa che dovrebbe avvenire, secondo i miei piani, non più tardi di fine novembre. Pena la morte. Mia o di qualche innocente estratto a sorte.

Chiedere ed ottenere il numerino della camera di commercio per i produttori di cibo, spacchettare i due taglieri e rimettermi sulla pasta. Ora, subito, adesso, mo.

In teoria, il 5 marzo mi sposo.