Andarsi

Starmale - marzo 2015

Starmale – marzo 2015

Una cosa che si dice spesso di questo posto è che qui puoi essere chiunque tu voglia. Non mi sono ancora ben chiari i termini di questa libertà: si tratta di una libertà da giudizi morali (tipo “prego, fai pure entrare tua figlia piccola scalza di un bagno pubblico di Vondelpark, nessuno ti giudicherà per questo”)? O forse è una libertà materiale dovuta a un maggiore benessere economico (tipo “sentiti libero di proporre un corso di danza per tetraplegici – true story – magari il comune te lo finanzia”)? Oppure sono tutte queste cose insieme che creano una cosa tipo “ehy, il mercoledì e il venerdì sera tengo un corso di danza per tetraplegici, il lunedì, il martedì e il giovedì faccio la segretaria da un medico che riattacca i piedi ai bambini che camminano scalzi nei cessi di Vondelpark”.
Tratto da una storia vera della quale ho recentemente raccolto testimonianza: faccio l’insegnante per bambini, faccio la doula, faccio la ceramica, ho un piccolo orto pubblico, l’anno prossimo vorrei imparare a lavorare l’argento.

Io ascolto, mi guardo in giro, pedalo sui ponti, mi perdo in continuazione. Dovrei pensare che è assolutamente normale ascoltare, guardare, pedalare e perdersi: non solo è normale, è pure una fortuna. E’ una possibilità che non a tutti capita, è un lusso.
Invece ho costantemente in mente il signor Brooks di The Shawshenk redemption. E, davvero, non voglio essere melodrammatica, ma è proprio così: avere paura di tutto è logorante. Ci sono momenti in cui darei qualunque cosa per tornare nella mia gabbia e tenere duro è, come suggerisce l’espressione, duro. Assai.
Non avere nessuna possibilità era molto rassicurante, in fondo. Lo dice anche Starmale di marzo: “sostituiamo gli stati ansiosi con una negatività piatta e gestibile”.

Qualche anno fa mi hanno fatto un’anestesia totale. Tutti i miei amici, nelle settimane precedenti, mi avevano magnificato gli effetti dell’addormentamento dicendo che era la sensazione più bella del mondo, che senti il tuo corpo senza peso e poi non capisci più niente e poi buio. Quindi ero pronta e molto curiosa. La storia finisce con me che nei cinque secondi prima di perdere coscienza urlo “sto morendo, aiuto, no no no” e con l’anestesista che prende l’infarto.

Sembra che tutta la risoluzione delle nevrosi universali – e mie in particolare – si riduca al lasciarsi andare.
E allora, se tutto si riduce al lasciarsi andare, io la penso come il buon Nanni Moretti in Caro diario quando torna avvilito dall’ennesima visita dermatologica: “Oggi mi sono convinto che la causa del mio prurito è solo psicologica. Dipende da me, è colpa mia, è solo colpa mia. Tutto dipende da me, il medico mi dice che devo collaborare, che mi devo sforzare di non grattarmi. Tutto dipende da me. E se dipende da me, sono sicuro che non ce la farò”.

23 thoughts on “Andarsi

  1. La libertà è la più stronza delle illusioni! C’è bisogno di un confine che indichi il perimetro! Questo è rassicurante anche se poi, per come siamo fatti, ce ne lamentiamo!
    Alla fine il lavoro è un fine più che un mezzo, ma poi si è creato tanto di quel casino che non si è capito più se era un fine o un mezzo!
    Ma tu che fai lì esattamente? O l’hai già scritto e io ho l’halzaimer?

  2. Sì, hai una possibilità bellissima! In questo periodo mi piacerebbe tantissimo fare un’esperienza del genere, stare in un posto dove non conosco nessuno. Ci ho anche pensato seriamente ma non essendoci una reale esigenza mi siedo per stare comoda…

  3. E però ti capisco perché ho avuto stati di totale estraniamento quando ero a Shanghai per solo una settimana. Non so come ma mi è scattata una paura pazzesca da allontanamento dalla gabbia!!!

  4. Insegno italiano lingua straniera in una scuola di italiano.
    Questo è quello che faccio.
    Se mi passasse l’ansia potrei anche fare la pasta e venderla, considerato che è piuttosto semplice.
    Potrei anche fare domanda per quel master fichissimo in restauro cinematografico che ho sempre sognato di fare, tra qualche mese.
    Potrei fare un fracco di cose.

    Che ddue carote guarda, mi merito due sberle…

    • Ma tu datti il tempo di abituarti alle novità e poi poco per volta avrai l’ispirazione giusta per seguire i progetti giusti! Non sarai troppo severa? Non dovresti concederti il tempo di ambientarti? Non sei lì da molto no?
      Praticamente stai assistendo alla tua nascita!

  5. Anestesia totale a ottobre. Ero tranquilla perché già la conoscevo. Ma 10 secondi prima di cadere addormentata sono scoppiata a piangere presa dal panico di stare per perdere la coscienza. È in effetti proprio come morire. Non c’è nulla ed è impressionante.

  6. Questa cosa del lasciarsi andare… Forse pensare che le cose dipendano da sé è una risorsa perché si può decidere di modificare alcune cose. Nel caso di moretti erano gli altri a sbagliare, ma in campo medico meglio perseverare come ha fatto lui, però su tutto il resto….

  7. Io mi sto alzando ora dal letto e tra il tuo post e quello letto prima del tuo, giuro che non scorrerei più i feed prima del caffè.
    Ma che avete oggi..?

  8. dove posso comprare la rivista?
    so che è un femminile e non dovrei leggerlo, però mi sono stufato di provare ogni mese un nuovo sistema infallibile per addominali perfetti scolpiti, mi interessano molto “innalzarsi a blandi portavoce della propria inconsistenza” e “una sincera e spontanea inimicizia verso sé stessi”

    • ovviamente mi riferisco allarivista e ai suoi titoli. e agli esempi forniti nel post.
      ma soprattutto a chi va a correre alle 7 di mattina il sabato, miei nuovi nemici naturali.

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